La raccolta di Agrirape è tradizione e amore per la terra: la fava larga

Agrirape nasce negli anni Cinquanta, diventando alla fine degli anni Novanta specializzata in cereali e ortofrutta. Proprio in questi anni comincia a dedicarsi alla riscoperta e coltivazione di legumi tipici locali, come la fava di Leonforte, e alla produzione di marmellate e confetture prodotte con frutti tipici, come la pesca di Leonforte.

La fava larga di Leonforte viene coltivata nel territorio del comune di Leonforte e dei comuni limitrofi (Assoro, Nissoria, Enna). Gran parte delle operazioni inerenti alla sua coltivazione vengono ancora svolte manualmente attraverso metodi che derivano direttamente dagli antichi egizi e romani.

Forte di una tradizione secolare, questo speciale tipo di legume è capace di tramandare gusti e sapori che si perdono nella notte dei tempi.

Tecniche colturali:
La fava si semina nel periodo di Novembre/Dicembre. Semine tardive possono prevenire massicci attacchi di orobanche (volgarmente detta “a lupa”), temibile parassita della fava. La semina viene effettuata preparando il terreno con un’aratura a strisce parallele.
Viene così seminata a filari distanti fra loro 1,50 m, per permettere il passaggio degli operatori e agevolare così le operazioni di sarchiatura e rincalzatura, importanti per evitare il proliferarsi di piante infestanti.

Queste operazioni sono ancora svolte manualmente, con l’ausilio della zappa: grazie all’impiego di questa tecnica si evita l’uso di diserbanti Dopo 20/30 giorni spuntano le piantine, che hanno una lenta crescita nei mesi più freddi. La fioritura ha luogo verso la fine di Marzo – prima metà di Aprile, quando la temperatura media giornaliera inizia ad aumentare notevolmente. In seguito all’impollinazione inizia il processo di maturazione che porterà dapprima alla formazione delle fave allo stato verde e poi alla maturazione definitiva (quando si ottengono le fave secche). In questo momento le piante vengono tagliate alla base, con l’utilizzo della falce, e riunite in covoni che vengono lasciati per terra ad essiccare: una pioggia tardiva in questo momento può compromettere notevolmente la produzione.

Una volta essiccati, i covoni vengono portati nell’aia, che viene preventivamente preparata pressando il terreno in modo da renderlo molto compatto e cospargendolo di paglia. A questo punto hanno inizio le operazioni di trebbiatura: vengono macinati i covoni, costituiti dall’intera porzione epigeica della pianta (fusto, ramificazioni laterali, foglie, baccelli), in modo da ottenere un’insieme di paglia e semi ancora interi. Un tempo queste operazioni venivano svolte facendo calpestare i covoni da un mulo, oggi si utilizzano le trattrici.

Le fave ora si devono “spagghiari”, cioè si deve dividere la paglia dai semi. Questa è una delle operazioni più affascinanti e ingegnose: attraverso delle grandi pale l’insieme di paglia e semi viene buttato in aria. Sicuramente è un lavoro, interamente manuale, che richiede notevole forza fisica e maestria, il resto lo farà il vento che separerà la paglia (più leggera) dai semi (più pesanti).

In seguito le fave verranno raccolte in sacchi e trasportate in magazzino dove verranno sterilizzate per fermare la proliferazione di temibilissimi parassiti come Brucus rufimanus.
Dunque si separano le fave più grosse da quelle più piccole attraverso “u crivu” (setaccio): le prime saranno utilizzate per l’alimentazione umana, le seconde per l’alimentazione animale.

Le fave a questo punto vengono sottoposte all’ultima fase di lavorazione: bisognerà togliere le impurità (eventuali semi di altre specie se presenti, i semi che presentano colorazioni scure, i semi imperfetti o che sono stati attaccati da insetti).
Anche quest’ultima lavorazione verrà effettuata senza l’apporto di alcun macchinario. Le fave verranno controllate una ad una: è facile dunque intuire che una tale operazione richiederà una grandissima quantità di lavoro e tempi molto lunghi.

A questo punto le fave saranno pronte per essere “gustate”!


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